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PERCHE’ LE CONVENZIONI NON MI PIACCIONO (IL TRIANGOLO NO!)


Ugo d'Aloja - 23 Marzo 2022 - 0 commenti

Ci sono cose che vengono date per scontate, alle quali non ci si fa più caso, per abitudine, per pigrizia, salvo poi, un bel giorno, riflettere e rendersi conto che c’è qualcosa che non va in ciò che prima pareva normale. Una di queste è l’atteggiamento verso le convenzioni nel mondo del dentale. Di cosa si tratta? Si tratta dell’ingresso nei nostri studi di un terzo pagante che si intromette nella relazione tra medico e paziente con l’intenzione di lucrarvi. Noi medici ci siamo arrivati in questo modo: un bel giorno si è presentato in studio un distinto signore ben vestito lusingandoci così( talvolta la lusinga è arrivata via e-mail): “Caro dottore, rappresento tanti mila clienti tutti disposti a usufruire della sua professionalità e della sua perizia clinica; è una occasione imperdibile”. “Che bello- penserete voi- cercando di capire meglio”.

Il messaggio successivo sarà il seguente: “La mia organizzazione (si può leggere anche come fondo, assicurazione, ente previdenziale paritetico, etc, dato il business generato dal fenomeno l’elenco delle organizzazioni interessate si sta allungando…) che rappresenta tanti mila clienti tutti intenzionati a portarle molto lavoro che le riempirà le poltrone, farà da tramite. In cambio lei dovrà accettare il nostro conveniente listino e compilare qualche carta”. Tutto questo vi verrà riferito con un suadente linguaggio assertivo, con un occhio ammiccante con la pupilla a forma di dollaro esattamente come farebbe lo zio Paperone. Di riflesso, noi siamo empatici ,anche la vostra pupilla assumerà la forma di dollaro; mentre il vostro cervello starà freneticamente calcolando i vantaggi, nello stesso istante voi starete già pensando (ammettetelo e non fate gli irreprensibili paladini dell’etica deontologica) a come far fronte ai costi che la vostra qualità comporta a fronte dei prezzi imposti dalla convenzione. Da lì inizieranno i compromessi. Compromessi in ogni direzione, non solo con la vostra qualità, ma con la vostra coscienza, con i tempi delle cure, con la scelta dei materiali e via di questo passo fino ad inabissarvi in un baratro senza fondo e senza ritorno.

La faccio breve: quando avrete toccato con mano la difficoltà di stare all’interno del tariffario e del tempario, quando avrete visto la frustrazione del vostro personale di studio mentre compila le “poche carte” che comporta il convenzionamento diretto, quando avrete maledetto a sufficienza il portale la cui connessione non è stabile come promesso, allora farete davvero i conti, non solo
economici, e scoprirete che NON vi conviene tutto quello sforzo, scoprirete che tutti i tanti mila pazienti non si sono ancora visti mentre avrete già rivisto ( al ribasso ) il vostro listino e al peggioramento la qualità delle vostre prestazioni ( checché ne dicano tutti).

Il terzo pagante è l’angolo retto (oltre che la posizione in cui vi metterete) di un triangolo di relazioni squilibrate dalle quali la vostra credibilità uscirà peggiorata. Il rapporto tra medico e paziente è un rapporto fiduciario, per essere sano esso deve essere basato su lealtà reciproca, su fiducia, affinché da questa alleanza scaturisca un vantaggio (il migliore possibile) per entrambi. Il terzo incomodo si intromette ed è logico che voglia lucrare; la sua organizzazione costa senza però dare alcun vantaggio in termini di salute a nessuno. Apprezziamo le convenzioni indirette, quelle che consentono ai pazienti di scegliere il professionista a cui appoggiarsi, senza interferire su nulla.

Il rapporto sarà tra paziente e professionista. Dall’altro lato nelle convenzioni dirette, chi paga è l’ente che avrà tutto l’interesse a tirare sul prezzo, obbligando i propri iscritti a scegliere solo professionisti che hanno accettato condizioni penalizzanti, non solo economicamente. Mi sono sempre chiesto perché invece di spingere verso l’abbassamento dei prezzi minimi qualcuno non
spinge per l’innalzamento della qualità minima? Se qualcosa costa caro, facciamo lo sforzo per immaginare quanto ci costerà dover rimettere mano ad una prestazione inadeguata.

Per concludere parafrasando Oscar Wilde: “ Il valore non sta nel prezzo, ma nelle persone”.

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