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NASCITA E RINASCITA


Ugo d'Aloja - 5 Aprile 2023 - 0 commenti

Diventare genitori è una esperienza bellissima e arricchente, e lo è per molti motivi; tra questi c’è la possibilità di ripercorrere assieme ai propri figli, ma da una prospettiva diversa, il percorso di crescita che avevamo vissuto venti, trenta o addirittura – soprattutto ora, in epoca di genitorialità tardiva – quaranta anni prima. Si tratta di un viaggio emotivo nel tempo dalle caratteristiche uniche. Va detto che, ed è sempre così per chi diventa genitore, tutti noi ci inoltriamo in questo percorso accidentato poco preparati, rivivere quello che avevamo vissuto non sempre è piacevole, ma potrebbe essere di aiuto a chi non si accontenta di procedere ma vuole continuare a crescere anche da grande.

Nessuno di noi ricorda qualcosa della propria nascita e neppure dei primi anni di vita. I ricordi della prima infanzia scompaiono subito. Non decidiamo di venire al mondo di nostra iniziativa. Riceviamo la vita come un dono del quale non siamo consapevoli per tutta la durata dell’infanzia, poi, in occasione del picco puberale, ecco che qualcosa cambia in tutti noi; talvolta accade lentamente, in altri casi succede con la violenza di una esplosione (ormonale). Si tratta della visione di sé. Da bambini guardiamo ma non vediamo quello che ci restituisce lo specchio, quando diventiamo adolescenti iniziamo a riconoscerci e talvolta, e allora le cose si fanno difficili, quello che vediamo non sempre ci piace perché non risponde alle nostre aspettative. Da adolescenti non abbiamo ancora sviluppato i meccanismi di difesa necessari a sopravvivere e in noi l’accettazione di sé è ancora lontana. A quella età ci mancano strumenti, quegli strumenti che talvolta la vita ci fornisce in cambio di tante sberle in faccia. L’occasione di maneggiarli meglio insieme ai nostri figli durante l’esperienza di genitore è una cosa meravigliosa e drammatica al tempo stesso.

L’adolescenza per noi umani è la vera e propria venuta al mondo, è la nascita vera che come il parto porta sofferenza e pianto oltre che gioia e piacere ai genitori; del neonato non si sa. Si fa un gran parlare di “rebirthing”, ed è una cosa bella, l’auspicio è quello di non perdere di vista il “birthing”. I nostri figli ce ne saranno grati, probabilmente.

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