“Il TAO (Dao) non dice e non nega; accenna.”
Trascorro ogni prima settimana del nuovo anno in un centro taoista; l’ambizione è quella di rigenerarsi, di depurarsi, di disintossicarsi, di ritrovare dentro sé stessi energie nuove, energie sopite, destinate ad emergere solo staccandosi dal quotidiano. Al contrario del mio usuale stile di vita, si tratta di una settimana dedicata al non agire, infatti non faccio nulla di impegnativo fatto salvo per il digiuno. È una settimana che alla sottrazione alimentare aggiunge la sottrazione dalla routine. Sotto la supervisione di un medico tutto il tempo è dedicato al recupero del benessere stimolando, mediante trattamenti fisici, agopuntura, moxabustione e digitopressioni sui meridiani della medicina tradizionale cinese, gli organi interni stressati. Prendo cura di me stesso, ma non mi curo perchè non sono malato, “Il medico saggio non guarisce, aiuta a non ammalarsi” (dal HuangdiNeiJing, testo antico di Medicina Tradizionale Cinese la cui prima stesura è attribuita all’epoca dell’imperatore Giallo: 2697 a.C. Sapienza antica).
Molta della saggezza della medicina tradizionale cinese è espressa dal Tao detto pure Dao (la VIA). La via del DAO è tutta racchiusa nel DAODEJING (una volta si traduceva come Tao Te Ching),un criptico testo cinese del IV (o VI?) secolo avanti Cristo scritto da LAOTZI (o Laotze), poeta del quale non si sa nulla. Non si sa neppure se sia esistito davvero. Del Daodejing esistono innumerevoli traduzioni, traduzioni di traduzioni, interpretazioni tutte diverse l’una dall’altra. Il Dao non traccia una strada ma è una via che non propone mete, non scrive le regole, ma le allude, il Tao non impone, lascia gradi di libertà, è un testo esplicitamente ermetico e al contempo ermeticamente esplicito.
La realtà del Tao è Parmenidea, immobile apparentemente, ma che fluisce sotto traccia. Il Tao è l’opposto dell’agire costante, cifra stilistica e survivalista che ha animato per scelta la mia esistenza; il Tao è inazione, è indifferenza appassionata a tutto. Il Tao è un cuneo insinuato tra le mie connessioni sinaptiche che nei decenni si sono organizzate in percorsi neuronali stereotipati. Il Tao è un testo iniziatico scritto per un’aristocrazia intellettuale dello spirito disponibile per tutti. Non se ne dovrebbe trarre una morale; il Tao non detta comandamenti perché il Tao suggerisce il Wuwei, la “non -azione”, l’opposto del mio sentire e predicare. Proprio per questo elemento di enorme apertura mentale, il Tao, la VIA, è fonte del cambio di paradigma per chi lo voglia davvero. Chi cerca non trova, chi non cerca trova; che sia la virtù, che sia il senso della vita, che sia se stessi. In ogni aspetto e campo di applicazione la VIA è la cosa che conta di più, è il flusso di energia costante in cui tutta la materia dell’universo scorre. Detto “semplicemente” il DAO E’!