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La pandemia sta riportando indietro di decenni la condizione dei bambini indiani


Ugo d'Aloja - 25 Giugno 2021 - 0 commenti

India, maggio 2021: siamo tutti rimasti sconvolti dalle immagini trasmesse dai mezzi di informazione durante la seconda ondata di contagi da Coronavirus che ha preso di sorpresa l’India. Con orrore abbiamo visto gli ospedali che non erano in grado di accogliere tutti i pazienti, quelli che riuscivano ad essere ricoverati non venivano curati per la mancanza di ossigeno che era stato tutto esportato all’estero quando con presunzione l’India proclamava di essere già immune, i morti sono stati così numerosi che non si riusciva a cremarli tutti, neppure la legna per bruciare i cadaveri lungo le strade era sufficiente. Si è capito presto che in India si è sviluppata la variante Delta, molto più virulenta e aggressiva. Alcuni dei nostri amici indiani di Care&ShareIndia, che per conto della nostra associazione Mummy&Daddy onlus si occupano di dare sostegno economico e sanitario ai bambini orfani e sieropositivi accolti a Daddy’s Home e Butterfly Hill, le strutture di accoglienza, si sono malati nonostante fossero già vaccinati con vaccini indiani. Per fortuna sono tutti sopravvissuti, anche se qualcuno soffre tuttora della sindrome del Long Covid (si tratta delle conseguenze a distanza dopo la malattia). Non si sono potute contare le vittime della seconda ondata con precisione, le stime ufficiali parlano di 300.000 morti, altre stime moltiplicano per 10 questi valori. Intanto l’India che corre sempre frenetica sta già riaprendo, a mio avviso troppo frettolosamente (sono troppo pochi i vaccinati, troppi i contatti ravvicinati, pochissime le mascherine indossate; d’altronde gli indiani sono veramente in tanti e chi di voi c’è stato laggiù conosce il loro stile di vita comunitario e promiscuo). Finita la conta dei morti si sta finalmente pensando ai superstiti CHE SONO SOPRATTUTTO BAMBINI.

Condivido con voi alcune informazioni tratte dall’articolo che ho ricevuto stamane. Si descrive in inglese una realtà che porta indietro di decenni la condizione dell’infanzia in India.

Il primo dato molto preoccupante è che i morti della seconda ondata hanno lasciato moltissimi orfani. Spesso si tratta di bambini che non hanno più nessuno che li accudisca. Di conseguenza la pandemia sta provocando una serie di gravi problematiche per l’infanzia. Si tratta di fame, di denutrizione, di abbandono scolastico, di lavoro minorile, di matrimoni combinati di minori (ragazzine con uomini più grandi, di solito) e di traffico di minori a scopo di sfruttamento sessuale.

Il primo indizio che le cose stanno prendendo una brutta piega per i bambini è l’aumento esponenziale dei mendicanti minorenni ai semafori di Mumbai e delle altre città dell’India. “Mancano proprio i soldi per acquistare il cibo” è il grido di dolore lanciato dalle associazioni per la difesa dei diritti dei bambini.

Dopo la morte del padre per Covid, unica fonte di reddito per le molte famiglie numerose, in molte realtà lavorative distribuite nel paese sono subentrati i figli minori pur di garantire un qualche reddito per la famiglia superstite. Nel frattempo le scuole hanno chiuso e la somma di questi fattori ha fatto si che moltissimi bambini sono stati spediti a lavorare.

È in questa situazione di necessità che i trafficanti di bambini trovano il terreno fertile per prosperare. L’India è sempre stato un paese con moltissimi poveri, nonostante i progressi degli ultimi anni che hanno riguardato solo una parte ristretta della popolazione. Prima della pandemia il 20% della popolazione (almeno 300 milioni di persone) era sotto il livello minimo di sussistenza. Nella povertà, nel degrado sociale, nel pregiudizio legato al sistema delle caste, nell’ignoranza si annida la rete informativa di cui dispongono i trafficanti di bambini, rete spesso alimentata anche dai vicini di casa, in cui incappano le famiglie di coloro che non hanno più nulla se non i propri figli come merce di scambio. È orribile, è sempre avvenuto, lo abbiamo visto con i nostri occhi. Sono le storie dei bambini che sosteniamo, dei bambini che voi che mi leggete sostenete a distanza per salvarli da un destino atroce; è triste rendersi conto che il fenomeno, dopo tanti anni è di nuovo in aumento.

Le leggi indiane proibiscono tutto ciò che accade ai bambini indiani, ma le dimensioni della tragedia sono enormi, le leggi non bastano. A chi traffica in bambini il dato appare chiaro: tutti questi orfani sono ottima merce per chi cerca manodopera a buon mercato, per chi cerca bambine da sfruttare, per chi cerca di adottare bambini eludendo le procedure governative, a chi commercia in organi. La chiusura delle scuole ha accentuato il problema. In India solo una piccola percentuale di bambini e di adolescenti ha avuto accesso alle lezioni online. Il gap digitale in un paese così grande e così popoloso è enorme tra i più fortunati e la metà della popolazione che vive nelle campagne; senza considerare l’enorme quantità di indiani che vivono nelle baraccopoli che si trovano ai margini delle città.

Molti stati indiani hanno decretato lo stato di calamità dopo la seconda ondata, l’assistenza agli orfani è all’ordine del giorno, ma il fenomeno è di dimensioni incontrollabili. Non ci sono solo gli orfani, ma anche tutti i bambini che senza essere orfani non sono in grado di continuare la loro vita come prima. Tutti questi bambini come conseguenza della pandemia sono a rischio di fame, denutrizione, ansia, paura, trauma mentale, come conseguenza della mancanza delle relazioni che la scuola alimentava; per alcuni il rischio si estende a matrimoni da minorenni, sfruttamento di lavoro minorile, sfruttamento come schiavi sessuali.

bambini indiani sono vulnerabili, così come tutti i bambini, ma gli esiti della pandemia in India, a causa dei suoi effetti devastanti e causa dell’enormità della dimensione della sua popolazione, sta amplificando in maniera incontrollabile il fenomeno. Alcune statistiche riportate da quotidiani indiani come l’Hindu, affermano che durante la pandemia il lavoro minorile è aumentato del 280%; sono tutti bambini che prima della pandemia andavano a scuola. Un milione e mezzo di scuole ha chiuso in India, coinvolgendo 250 milioni di bambini, non si sa quando riapriranno e non si sa quanti bambini ci torneranno.

Altri dati molto crudi sono quelli a proposito dello sfruttamento sessuale e degli abusi: alla morte del padre, l’unica risorsa di reddito per molte famiglie con molti figli è quello di mandare a prostituirsi la figlia più grande. Il degrado negli Slums (le enormi baraccopoli indiane) e nei villaggi di campagna, dove sono ritornati a vivere milioni di lavoratori disoccupati con le famiglie, ha accentuato i casi di abusi e incesto.

È tutta gente che deve sfamarsi, che non sa come passare il tempo; i bambini sono l’anello debole all’interno di queste famiglie in queste comunità. Chi è stato in India con me è testimone oculare di numerosi di questi episodi. Chi mi conosce sa quante volte siamo stati chiamati ad intervenire in villaggi sperduti nelle campagne o negli slums

per portare in sicurezza bambini che non potevano essere lasciati nelle mani di genitori alcolisti, disperati e incapaci di badare perfino a sé stessi. Queste sono le storie di molti dei bambini che sosteniamo a distanza e con cui alcuni di noi hanno potuto giocare, conoscere e abbracciare durante le nostre missioni di volontariato in India.

La disoccupazione in India sta salendo a livelli che non sono mai stati conosciuti nel passato: questo induce a poco ottimismo per il futuro dei bambini. Per questo, in attesa di poter riprendere le nostre missioni in India (impensabili in questo momento) il nostro impegno non deve diminuire. Grazie al vostro aiuto e a quello di molti sostenitori e a persone dal cuore grande stiamo garantendo un tetto, un pasto, abbigliamento, assistenza sanitaria, scuola e affetto a centinaia di bambini.

Le informazioni che trapelano dall’India grazie alle testimonianze dirette dei nostri amici e grazie alla stampa libera indiana ci dicono che dobbiamo prepararci ad uno sforzo ulteriore.

La riapertura, la fine del lockdown che il governo indiano sta decretando fa presagire che presto o tardi possa sopraggiungere una terza ondata; il Times Of India lo sostiene con argomenti che qui in occidente conosciamo benissimo. La pandemia, ovunque, ha funzionato come un acceleratore di processi, processi che erano già in corso da tempo; uno di questi è l’aumento della distanza tra chi è povero e chi è ricco.

In attesa che qualcuno dei grandi della terra, di qualcuno di quelli che hanno il potere si decida ad intervenire, noi AGIAMO direttamente nel nostro piccolo tirandoci su le maniche. Mummuy&Daddy onlus è una associazione fatta di tante persone normali la cui ricchezza è la buona volontà che si sono messe insieme per aiutare chi è più debole e meno fortunato: I BAMBINI ORFANI. Questa è la nostra missione, anche se la pandemia ha fermato gli eventi e le occasioni di raccolta fondi, siamo pronti a ripartire. L’associazione si basa esclusivamente su lavoro volontario, non abbiamo dipendenti. Ogni centesimo che viene donato andrà direttamente a sostenere i bambini poveri, orfani e abbandonati.

Per aiutarci:

BONIFICO BANCARIO 

Banca Credito Trevigiano di Caerano San Marco
IT 79 B 08399 61510 000000 352592
BIC icraitrrb30

Conto intestato a:
Mummy&Daddy Onlus
Via San Marco 29/31 – 31031 Caerano San Marco (TV)
Tel: +39 3896012929

Dopo l’effettuazione del Bonifico contattare la mail info@madaonlus.org per la successiva emissione della ricevuta.

5×1000:

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