Scroll to top

OH… ”CHARLIE, MY DARLING”…GOODBYE (IL VERO TRASGRESSORE)


Ugo d'Aloja - 27 Agosto 2021 - 0 commenti

Il 24 agosto del 2021 Charlie Watts, definito da Keith Richards il VERO collante dei ROLLING STONES, se ne è andato. Lo ha fatto senza tanto clamore, allo stesso modo con cui ha vissuto tutta la sua esistenza nonostante fosse sempre sotto i riflettori abbaglianti del mondo dello SHOWBIZ. Non passava di sicuro inosservato, ma neppure stonava per gli eccessi come talvolta (diciamo così) capitava agli altri membri della band. Ci ha lasciati con stile; quello stile con cui ha vissuto i suoi intensi ottanta anni, dieci anni meno di mio padre e quasi venti più di me. Si era sposato nel 1964 e da allora non aveva più cambiato compagna; caso unico nel suo ambiente. Giusto come confronto, i figli di Mick Jagger si contano sulle dita di parecchie mani, così come le storie sulle trasfusioni totali di sangue intossicato dalle droghe a cui si sarebbe sottoposta la band.

Il suo stile musicale molto preciso, la sua perfezione stilistica, il ritmo sincopato, erano alla base, proprio il collante, dello stile unico della band più longeva e grande della storia del rock’roll.

Charlie è sempre stato un’icona di stile; ha sempre frequentato i sarti di Saville Row, a Londra. Quella stradina, ai limiti tra Myfair e Soho, è tuttora la culla dell’abbigliamento maschile tradizionale inglese. In quella via regna la discrezione, l’UNDERSTATEMENT di cui Charlie era il portabandiera. Ho vividi negli occhi i suoi completi impeccabili. Charlie alla fine degli anni settanta si tagliò i capelli; da allora la sua espressione da sfinge con le gote scavate ha sempre dominato dall’alto i palcoscenici dove saltavano e ballavano scalmanati sia un Mick Jagger vestito come un giullare eche un Keith Richards atteggiato a PROTOPIRATA DEI CARAIBI durante i suoi splendidi riff chitarristici.

Per capire un’epoca come quella della Swinging London, quella in cui Charlie è cresciuto, come il resto della band, quella in cui ha iniziato a suonare, dovrebbe essere reso obbligatorio come testo “LIFE”, l’autobiografia di Keith Richards. In quel libro viene raccontata la vera storia dei RollingStones, di come cinque figli della workingclass londinese, allora piccola borghesia, si sono trasformati in un mito. Musicalmente Charlie ha contribuito con il suo rigore a stemperare le intemperanze altrui fornendo allo stile sporco della band un contraltare. La sua precisione cronometrica, di origine jazzistica, che arrivava con un minimo ritardo calcolato, è diventata la sua cifra stilistica inconfondibile e il tappeto ritmico su cui tutti i successi dei RollingStones sono poggiati a partire da quello che è il più bel disco della loro storia (e tra i migliori di quella del Rock): EXILE ON MAIN ST. Vietato non ascoltarlo!

In un’epoca dove il tatuaggio di ordinanza, i piercing di massa associati all’abuso di spritz e di sostanze varie sono diventate appannaggio di chiunque, il VERO TRASGRESSORE è chi si comporta come Charlie. Con delle eccezioni: si racconta di quando una notte un Mick Jagger ubriaco svegliò Charlie strillando: “Dov’è il mio batterista?”. Charlie non si scompose, si alzò, si sbarbò, si vestì e appena entrato nella stanza di Jagger, gli sferrò un cazzotto in pieno volto (proprio il bel volto sexy dai labbroni tumidi). Mentre Jagger riverso al suolo lo guardava perplesso Charlie gli disse freddamente: Non chiamarmi mai più il tuo batterista: sei tu il mio fottuto cantante del cazzo!

R. I. P.

Condividi

Articoli correlati

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *